Crisi da COVID-19

Crisi (dal greco krisis: scelta, decisione) da COVID-19

Cosa stanno facendo le aziende

Il discorso è necessariamente generico perché la pandemia non ha colpito tutte le imprese alla stessa maniera ed alcuni settori più di altri sono stati duramente impattati, il terziario in particolare; mi riferisco all’intrattenimento, alla ristorazione ed al turismo. Gli esperti ci avvertono che la coda della crisi economica in atto si vedrà sul lungo periodo.

Conosco bene il settore che ruota intorno all’Information Technology e da fornitore conosco anche le altre realtà produttive perché è rappresentato dai nostri clienti.

Un esempio per l’azienda che rappresento, Adora ICT: ci siamo organizzati affinchè tutta la popolazione aziendale in staff e consulenza fosse in grado di lavorare in smartworking già da marzo, abbiamo diversificato l’offerta formativa della nostra società di formazione (http://www.new-mind.it) proponendo da inizio pandemia corsi online ma soprattutto webinar gratuiti. L’impegno del nostro CEO Massimo Santangelo è stato di grande valore, economico e di presenza; tutta l’azienda ha rapidamente e concretamente realizzato un modello di delivery in linea con le esigenze del lockdown.

Cosa hanno fatto le altre aziende? Tralascio gli episodi di utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni, richiesta il giorno dopo la pubblicazione del DPCM di marzo, questo è l’esempio negativo di abuso degli aiuti di stato. E’ un esercizio di diritto, nessun illecito però è stonato.

I big del commercio elettronico sono cresciuti tutti, le piattaforme di intrattenimento digitale altrettanto, da ricordare il lancio con tempismo perfetto di Disney+ proprio a fine marzo, che colpo!

Le altre imprese hanno sfruttato la crisi per diversificare, ottimizzare o razionalizzare la propria offerta. Qualcuno ci è riuscito, altri sono in grave difficoltà.

Immaginiamo un mondo perfetto dove le linee di credito sono aperte a tutti: le trasformazioni aziendali necessarie per la sopravvivenza delle imprese risiedono nella scelta (vedi etimologia di crisi nel titolo) e nella testa del management; i dipendenti si adattano rapidamente ai nuovi modelli di delivery e business solo se sono guidati e formati opportunamente.

L’investimento in formazione e re-skilling è imprescindibile per traguardare una trasformazione. Essere competenti e verticali nella propria professionalità non è sufficiente in questo momento storico. Non si può prescindere dalla formazione laterale, quella dei cosiddetti soft-skill. Fino allo scorso febbraio lavorare in team significava relazionarsi di persona col vicino di scrivania o di stanza, ora bisogna chiamare, scrivere, videochiamare, non è la stessa cosa ma la produzione deve andare avanti.

Insomma, la “scelta” dell’imprenditore nella crisi da pandemia è l’elemento che ha determinato la sopravvivenza di molte aziende. Per la ristorazione, il turismo e l’intrattenimento purtroppo non è stato così, senza gli avventori è impossibile proseguire. Qui lo stato deve intervenire massivamente.

 

Andrea Di Santo
Key Account Manager