Banche e industria sotto attacco

La posta elettronica si conferma lo strumento di attacco principale nei confronti dell’industria e delle banche.

I report della maggior parte delle Aziende di Cyber Security sottolineano che quasi ogni tipo di violazione dei dati inizia con un attacco di phishing, che si conferma una delle minacce più utilizzate e pericolose. Questo tipo di attacchi sfrutta le e-mail utilizzando sofisticate tecniche sociali utilizzando le debolezze umane, in modo tale da aggirare le difese aziendali. Attualmente i comparti aziendali più sotto attacco sono l’edilizio, il manifatturiero, il bancario ed il sanitario.

Come più volte sottolineato la pandemia ha costretto le aziende a adottare cambiamenti radicali tramite l’utilizzo massivo dello smart working, con un impatto negativo sulla sicurezza visto che, in molti casi, gli utenti operano fuori dal perimetro di sicurezza.

Elemento da non sottovalutare è che più del 50% dei tentativi di phishing è avvenuto nel settore dei ‘Materiali da costruzione’, costituito da industrie produttrici di gesso, cemento, acciaio, legno, vetro e argilla: un business ad oggi molto importante per l’Italia.

Più della metà degli attacchi malware viene condotta “con malware trojan bancario, appartenente per il 40% alla famiglia Ursnif, che si conferma la minaccia più persistente nel panorama informatico. La rinnovata importanza di attacchi è motivata da spionaggio commerciale e industriale o sabotaggio.

Una delle tattiche adottate dagli hacker continua ad essere il file di archivio (zip, gzip o rar, 7zip) e crittografarli con una password citata all’interno del corpo della mail: metodo semplice ma ad oggi, visto gli attacchi, ancora molto in voga tra i cybercriminali.

Per la provenienza degli attacchi, nel 2020 gli Stati Uniti occupano i primi posti con una quota del 34%, in aumento rispetto al 2019 (era il 12%). I tentativi provenienti dalla Cina sono scesi al 24% dal 31% del 2019, mentre quelli dalla Russia sono aumentati dal 9% all’11%. India, Vietnam, Brasile, Taiwan e Indonesia condividono il 26% della distribuzione complessiva, rispetto a un totale del 41% nel 2019. E ci sono due new entry: la Germania con il 3% e il Regno Unito con l’1% “che diventano apprezzabili in valore assoluto.