Forte diminuzione dei reati tradizionali nella prima metà del 2020 , ma è boom del cyber crimine con un aumento del 23,3% dei reati nella rete, questi sono i dati del Dipartimento Pubblica Sicurezza.
Nei primi sei mesi del 2020 calano i reati “tradizionali”, come i furti e le rapine, ma con un aumentano sostanzialmente i crimini “digitali”, questa è la situazione che rivelano i dati del dipartimento di Pubblica sicurezza. La causa principale di questo spostamento su internet delle attività criminali è stata chiaramente la pandemia causata dal Covid-19 e il lungo periodo di lockdown della scorsa primavera, durato dall’inizio di marzo fino a giugno.
A calare in maniera più drastica sono invece i reati tradizionali che hanno sempre afflitto le nostre città. Scippi e i borseggi, sono diminuiti di un terzo, le rapine in banca e agli uffici postali, si sono più che dimezzate. Da quanto emerge quindi dalle statistiche del servizio di analisi criminale della direzione centrale della Polizia criminale da gennaio a giugno un calo medio dei reati “tradizionali” del 25,9%, mentre ad aumentare di più è stata la criminalità informatica, con una media del +23,3%. Prendendo in considerazione i dati per Regioni, l’aumento più importante della criminalità informatica si è registrato in Sardegna con un +122%.
Furti di identità digitale, frodi informatiche, clonazioni di carte di credito e altre forme di reato online si sono tradotte nei primi sei mesi di quest’anno in una media di 52 denunce al giorno per crimini informatici. A cui si aggiungono 589 truffe e frodi informatiche denunciate in media ogni giorno. Per queste tipologie di reato la denuncia è immediata perché è quasi sempre associata a un potenziale danno economico.
Purtroppo la natura transnazionale della Rete e la possibilità di operare in paesi troppo permissivi o addirittura privi di leggi in materia di cyber crime (secondo un’analisi dell’ONU il 45% degli stati non ha una normativa penale in materia) rende la punibilità di questi reati tra le più basse in assoluto. Una situazione che si combina con la difficoltà da parte delle forze dell’ordine di mettere in relazione centinaia di piccole truffe e riconoscere la serialità che permetterebbe di intravvedere la mano di una struttura criminale organizzate e quindi giustificherebbe lo sforzo degli inquirenti.
Nella maggior parte dei casi le denunce vengono archiviate proprio per l’impossibilità di perseguire il reato senza un investimento enorme di mezzi e uomini, evidentemente sproporzionato rispetto a un singolo crimine il cui bottino è spesso pari a quello di un semplice borseggio. Le attività di indagine a livello internazionale, e quelle in materia di cyber crime lo sono praticamente sempre, sono lunghe, complesse e costose e anche la giustizia deve valutare l’economia dello sforzo.
Resta un’ultima linea di difesa che sono le potenziali vittime in capo alle quali c’è l’obbligo di conoscere. Avere una solida educazione digitale, non è solo un diritto, ma un dovere. Individuare i rischi connessi a una società dell’informazione di cui si è cittadini si impone, così come avere consapevolezza che nel mondo al di là dello schermo operano dei delinquenti e quando si accende un computer o uno smartphone si supera un confine invisibile in cui tanta della nostra esperienza nel mondo reale può esserci utile, ma non sufficiente.