Una delle rivoluzioni che sta avvenendo sotto i nostri occhi è il proliferare degli elementi connessi a Internet, la cosiddetta IoT (Internet of Things). Ma cosa comporta essenzialmente? Gartner stima che entro il prossimo anno ci saranno 20 miliardi di oggetti connessi e IDG stima che la quantità di dati prodotti aumenterà del 430% tra il 2018 e il 2025.
Per questa miriade di componenti connesse a Internet, la necessità di comunicazione in near-real-time, se non in real-time direttamente, richiede una delocalizzazione alla periferia delle reti di una parte anche cospicua dell’elaborazione dei dati. Appare infatti evidente che un accesso a data center tradizionali, come possono essere quelli del cloud, dislocati in varie parti del mondo, induca una latenza eccessiva che mal si sposa con quelle che sono le esigenze computazionali dell’IoT.
Gartner prevede inoltre che per il 2022 il 75% dei dati sarà generato al di fuori dei data center tradizionali. Questa tendenza comporta la necessità di elaborare i dati in prossimità del luogo in cui sono generati; pensando ad esempio ad un’auto a guida autonoma che interagisce con gli ambienti cittadini in cui circola, è facile comprendere come non ci si possa permettere il minimo tempo di latenza nella trasmissione delle informazioni.
Edge Computing: cos’è
Con il termine edge computing si indica “l’elaborazione delle informazioni ai margini della rete, dove i dati vengono prodotti. I benefici principali derivanti dall’utilizzo delle tecnologie di edge computing sono la riduzione della latenza di elaborazione, che permette risposte in tempo reale, e il risparmio di banda, inviando al data center informazioni già elaborate e quindi di minori dimensioni.”
(fonte Wikipedia)
Vi è inoltre da considerare come l’edge computing vada incontro a molte esigenze delle imprese, in particolare di quelle che non hanno approcciato con convinzione al cloud proprio perché spaventate dalla centralizzazione dei loro dati.
Edge Computing: come funziona
Ma come si implementa una soluzione di edge computing? Dipende dalle necessità di ogni singolo. Ci potranno essere situazioni in cui occorrerà, per i motivi descritti precedentemente (latenza, banda e copertura di rete fissa o mobile) implementare solo dei piccoli gateway industriali; in altri casi sarà necessario realizzare dei mini-datacenter, in quanto il solo collezionamento dei dati non è sufficiente e sono necessarie le funzioni di storage ed elaborazione analoghe a quelle di un cloud.
Il cloud e l’edge computing non sono antitetici, anzi uno è più il completamento dell’altro. Questa sinergia va alimentata e sfruttata, senza gestirli come entità separate, poiché occorre considerare che l’edge computing non vuole e non può fornire la potenza computazionale gestita dal cloud, ma al tempo stesso deve essere garantita dal cloud la pervasività fornita dall’edge.
Quali sono i costi dell’edge computing.
Il primo tra gli oneri di tale soluzione è sicuramente quello legato alla necessità di gestire, oltre alla rete dei dispositivi, anche l’hardware necessario per implementare la struttura di edge computing, compresa una combinazione eterogenea di vari componenti di rete, alcuni dei quali sono di produttori diversi, che comunicano tra loro attraverso una varietà di interfacce. A questo occorre sicuramente aggiungere un prezzo d’acquisto di un edge hardware: le architetture cloud centralizzate sono più vantaggiose principalmente perché necessitano di un numero significativamente inferiore di hardware locali. Un vantaggio che tuttavia viene meno con i sistemi distribuiti.